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News da AM ArtEVEnts

 News dal mondo dell’Arte.
 Rubrica a cura di Andrea Malaman






“Isabella veste Pop”


Dal 12 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026, alla Casa del Rigoletto in Piazza Sordello 23 a Mantova, ritorna protagonista Isabella d’Este Gonzaga, in una nuova veste “Pop”.



“Isabella veste Pop”, la nuova mostra di Andrea Sangalli a Mantova.

Andrea Sangalli, classe 1974, è uno degli artisti contemporanei tra i più importanti e riconoscibile nello scenario Nazionale e con la sua ultima personale in programma a Casa di Rigoletto, a Mantova dal 12 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026 dal titolo “Isabella veste pop”, vuole celebrare in prima persona Isabella d’Este Gonzaga, donna elegante, colta, mecenate, conosciuta anche come la prima donna per eccellenza del rinascimento, la quale sposando Francesco Gonzaga seppe trasformare il Ducato lombardo di Mantova in uno scrigno di rara bellezza.
Formatosi inizialmente in ambito grafico, da subito Sangalli si è imposto grazie ad una cifra stilistica originale ed espressiva. La formazione e la specializzazione professionale sono diventare inevitabilmente materia di riflessione per la realizzazione delle sue opere, caratteristiche contraddistinte da uno sguardo ironico, ma non per questo banale, sul mondo. Le sue opere presenti anche in questa esperienza espositiva mantovana, hanno come protagonisti oggetti personaggi e situazioni che sono evidenti metafore dell’essere e ancor prima del vissuto come nel caso della figura di Isabella d’Este Gonzaga. Immancabile ironia, sale della vita per Sangalli, è garantita dallo straniamento dato dalle sequenze dei soggetti, tra cui gli ormai celebri pesci. I titoli delle sue opere guidano l’osservatore alla comprensione immediata del concetto che l’artista ha voluto dare all’opera, questo perché Andrea vuole stabilire da subito un contatto immediato sul filo sottile della condivisione con l’osservatore.
Il percorso espositivo di “Isabella veste Pop”, allestito a Casa di Rigoletto, in Piazza Sordello 23, dal prossimo 12 dicembre, è costituito principalmente in due sezioni.
Nella prima sono visibili opere che mettono in risalto la figura di Isabella d’Este Gonzaga e la sua nobile famiglia d’origine “Gli Este”.
Nella seconda sezione invece sono esposte opere realizzate dall’artista milanese negli ultimi anni della sua florida produzione artistica, e nelle quali sono ben evidenziate le linee guida del suo stile creativo che esaltano contemporaneamente anche le opere della prima sezione, garantendo così uno stesso filo conduttore che segue tutta l’esposizione.
Colori seducenti e accattivanti caratterizzano opere dai tratti definiti e marcati, di una precisione quasi maniacale di immediato impatto visivo e comunicativo. Un confronto tra le opere di Sangalli e la fotografia, da sempre l’arte per eccellenza della definizione, lo si può fare con gli scatti dell’artista americano Rodney Smith, le cui opere per la prima volta in Italia sono visibili a Palazzo Roverella di Rovigo, nello stesso periodo della mostra di Sangalli a Mantova. Una internazionalizzazione dunque dello stile di Andrea, certificato anche dalle sue numerose mostre fuori confini nazionali come a Montecarlo, Lugano, Parigi, Basilea, New York, Tokyo, Mulhouse, ma anche una florida presenza anche nelle città italiane come Firenze, Pavia, Bologna, Verona, Milano.
Con queste credenziali Andrea Sangalli si presenta all’attento pubblico di Mantova, Città aperta, prima Città Italiana ad essere insignita come Capitale della Cultura Italiana e dove l’internazionalizzazione dei visitatori è parte rilevante del suo tessuto sociale.
Solitamente, dopo una visita a Mantova, si riparte con il cuore “gonfio” di emozioni date dalle opere pittoriche del Mantegna, dalla bellezza dei suoi edifici, chiese e per questo dà subito il visitatore vuole ritornare, magari per osservare anche le opere di Andrea Sangalli dal 12 dicembre 2025 fino a 6 gennaio 2026, nella preziosa cornice di Casa di Rigoletto.

Il curatore
Andrea Malaman






Info:
Mostra, “Isabella veste Pop”
Di Andrea Sangalli a cura di Andrea Malaman
Mantova, “Casa di Rigoletto” in Piazza Sordello, 23 Mantova

Dal 12 dicembre 2025 al 6 gennaio 2026
Vernice, sabato 13 dicembre alle ore 16.30
Orario d’apertura: Tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00

Contatti:
Andrea Sangalli Andrea Malaman
info@andreasangalli.com info@amartevents.it
www.andreasangalli.com www.amartevents.it
cell. 379 2898788 cell. 333 8289350






Modena celebra Giorgio de Chirico con la mostra dedicata a “L’ultima metafisica”
dal 29 novembre 2025 al 12 aprile 2026



Ha aperto al pubblico lo scorso 29 novembre, nella nuova ala del Palazzo dei Musei di Modena, la mostra Giorgio de Chirico. L’ultima metafisica, a cura di Elena Pontiggia.

L’esposizione, visitabile fino al 12 aprile 2026, riunisce cinquanta capolavori del Maestro, offrendo al pubblico un percorso affascinante attraverso l’ultima stagione creativa del fondatore della pittura metafisica.

Promossa dal Comune di Modena, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico – da cui provengono tutte le opere esposte – e prodotta da Silvana Editoriale, la mostra rappresenta un importante appuntamento per approfondire il pensiero e la poetica di uno dei protagonisti assoluti dell’arte del Novecento.

Diceva Picasso che ci vuole molto tempo per riuscire a diventare giovani.
Giorgio de Chirico vi riesce in modo singolare a ottant’anni, quando nel 1968 inaugura la sua stagione neometafisica. È in questo periodo che l’artista torna ai temi, alle figure e ai motivi che avevano animato la sua pittura dagli anni Dieci ai primi anni Trenta, infondendo loro un nuovo significato, più giocoso, pervaso da una giovinezza dello sguardo ormai libera dal senso tragico che, celato dietro un’apparente serenità, permeava le sue opere di oltre mezzo secolo prima.

La mostra intende ripercorrere proprio questo decennio straordinario (1968–1978), in cui de Chirico torna a dipingere manichini, Piazze d’Italia e altri enigmi del suo universo poetico, reinterpretandoli con rinnovata libertà creativa e immaginazione fertile, tra memoria e reinvenzione.

La neometafisica si distingue dalle copie che de Chirico realizzò per gran parte della sua vita per un profondo mutamento di linguaggio e di significato. Con un’accentuata ironia e una tavolozza più vivace, l’artista si allontana dalla visione nichilista e inquieta degli anni Dieci per reinterpretare, in chiave più serena – sebbene ancora venata di malinconia –, i temi che avevano segnato la sua prima stagione metafisica.

"La metafisica di de Chirico degli anni Dieci” – afferma la curatrice Elena Pontiggia – “voleva esprimere l’enigma, l’incomprensibilità e l’assurdità dell’esistenza. In quella degli anni Settanta il sentimento dell’insensatezza dell’universo si attenua, ed è osservato con ironico distacco".


Alla pittura densa e corposa del periodo “barocco”, de Chirico sostituisce una pittura limpida, fondata sul disegno e sulla costruzione nitida delle forme. La mostra documenta questa fase conclusiva, ma tutt’altro che secondaria, del suo percorso creativo, attraverso alcuni capolavori come Ettore e Andromaca davanti a Troia (1968), L’astrologo (1970) e Sole sul cavalletto (1973).

In queste e in altre opere dello stesso periodo – come Il segreto del castello, Interno metafisico con pere e Il segreto della sposa – de Chirico non si limita a ripetere sé stesso: rielabora liberamente le proprie invenzioni, trasformandole in una riflessione matura e ironica sulla vita e sull’arte.
L’angoscia esistenziale degli anni giovanili, nutrita di Nietzsche e Schopenhauer, lascia il posto a una saggezza pacata, a una visione dell’esistenza come commedia.

È il tempo in cui la filosofia di Herbert Marcuse celebra il gioco come espressione di libertà, e la Pop Art esalta la vitalità dei colori: un contesto che, pur non influenzando direttamente de Chirico, dialoga idealmente con la sua rinnovata leggerezza. La pennellata torna nitida, i colori si fanno smaltati, le forme si semplificano.

Ne emerge un linguaggio nuovo, in cui la memoria e il presente si fondono in una poesia dell’eterno ritorno, illuminata da ironia e consapevolezza.

La svolta viene riconosciuta per la prima volta nel 1968 da Buzzati, che recensisce la mostra milanese ospitata nella galleria di Alexander Jolas. Dopo aver criticato poco prima le repliche “meccaniche” dell’artista, Buzzati riconosce nella nuova produzione una sincerità e una freschezza autentiche, scrivendo con ammirazione che “a ottant’anni un artista abbia l’animo di mettersi in un’impresa simile è cosa meravigliosa”. È l’inizio della riscoperta del “nuovo” de Chirico.

La denominazione “neometafisica” nasce ufficialmente nello stesso 1970, quando il curatore Wieland Schmied, presentando la mostra tedesca di Hannover, parla di un “periodo neometafisico” contrassegnato dal ritorno ai temi metafisici con spirito rinnovato.

È però Renato Barilli, in Presenza assenza del 1974, ad approfondire il valore della pittura ultima di de Chirico, vedendola come una coerente meditazione sul museo e una “ripetizione differente”.

Nel 1982 Maurizio Calvesi scriverà un libro fondamentale dal titolo La metafisica schiarita.

Nell’ultimo decennio della vita, de Chirico mostra dunque una vitalità sorprendente e una libertà intellettuale che sfidano la vecchiaia. La neometafisica diventa la sua risposta serena al tempo, un gioco di memoria e invenzione, una meditazione leggera sul destino umano. Nelle sue parole finali, l’artista riafferma la fusione sacra tra Poesia e Pittura, rifugio ultimo della sua arte e della sua filosofia di vita.




Giornalista, promotore e curatore indipendente di eventi e iniziative dedicate all’arte contemporanea. Nel suo percorso di ideatore ha dedicato particolare attenzione per più settori artistici, con particolare attenzione verso la pittura, la fotografia, la scultura. Ha organizzato curandone anche gli aspetti editoriali, grafici e artistici numerose mostre e progetti per istituzioni pubbliche.
 
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